LE LINEE DIRETTRICI DEL PROGETTO
L’EUR, la nuova città di Roma è fatta di architetture marmoree che creano quinte “scenografiche” è fatta di assi che si inseriscono in un sistema di continui rimandi visivi tra i blocchi di pietra ad alta definizione formale.
Il suo carattere predomina sulla frammentarietà dell’edilizia circostante.
E’ impossibile non entrare nella dimensione suggerita dagli spazi esistenti, è impossibile non sentire il dominio dell’architettura di questo periodo storico, periodo in cui ebbe vita parallela e innocente il razionalismo di Pagano e Terragni
Il progetto tenta di inserirsi in questo sistema, a suo modo, ne prono e silenzioso, ne insofferente e ribelle ma con ambiguità e contraddizione, seguendo più linee di pensiero, più direzioni prospettiche e rispondendo ad ogni pezzo di città che si incontra in modo diverso, adeguando ogni fronte agli spazi, ma anche ai modi d’uso dei luoghi alle abitudini e desideri dei suoi cittadini.
La dimensione del lotto, le attività richieste collocano il progetto a scala urbana; ma il desiderio di non proporre un’isola nel tessuto ha spinto a mischiare progetto, città, percorsi, attraversamenti.
È così che il parterre inclinato, che attraversa come un ponte l’intera dimensione del lotto, ha anche lo scopo di separare lo spazio dell’incontro pedonale dal flusso di traffico, dal rumore.
Il parterre diviene segno guida della composizione, diviene fondale prospettico e conclusione formale di un percorso rarefatto che unisce spazi di forte caratterizzazione architettonica. Ma il piano, che si inclina verso l’alto per poi ritoccare la città dalla parte opposta, è il risultato della mediazione tra diverse esigenze: l’illuminazione per la sala sottostante, il posizionamento delle sculture al suo interno, la volontà di dotarlo di una rarefatta trama di essenze vegetali come punti di riferimento per la sosta e l’incontro; da tutto questo ne è scaturito uno spazio geometrico che connota forte- mente il sito.
l blocchi che si dispongono intorno al ponte, ma che allo stesso tempo costruiscono il parterre, sono nitidi, sfiorati da assialità che introducono leggeri slittamenti e scorci.
I prospetti sullo spazio interno sono leggeri, dominati da vetrate verticali e ritmati da una serie di pilastri sottili che ne fanno intuire i limiti.
l percorsi pedonali che si svolgono ai lati del piano inclinato, intercettano gli spazi commerciali ed i servizi di quartiere e sottolineano lo sdoppiamento funzionale: sopra l’ingresso al centro congressi, l’attraversamento, al piano inferiore la vita del quartiere, l’incontro.
Diverse le riflessioni che hanno portato a connotare il progetto in diversi modi rispetto ai suoi diversi fronti: lungo il lato sud il progetto si confronta con gli edifici a torre che formano una barriera verso il lago, con il transito verso gli uffici, con l’accesso alla metro.
In questo caso si è scelto di frapporre un “diaframma tecnologico” parallelo all’asse di Viale Europa -che unisce visivamente il Palazzo delle Forze Armate ( ora Archivio di Stato) alla chiesa dei SS. Pietro e Paolo -e tiene sospese le volumetrie leggere del sistema congressuale, lasciando intravedere la complessità degli spazi e dei loro percorsi interni.
Si crea così un fondale artificiale alle architetture del ventennio da un lato ed un edificio moderno sul lato opposto, dove si addensano gli accessi ai vari livelli, le attività di manutenzione e tecnologiche, le attività commerciali e di gestione del Centro.
Lungo il lato est il progetto si chiude verso l’esterno lasciando alla quiete le residenze che vi si collocano; la plasticità del fronte viene rinforzato dal blocco in legno che contiene un caffè – libreria e le attività di fitness.
Il prospetto sulla Colombo, lato ovest, ha generato incertezze e ambiguità: da una parte rappresenta il versante metropolitano, la grande città con i suoi flussi il suo movimento; dall’altro rappresenta una grande barriera, un limite insuperabile con cui non si vule entrare in contatto, gli alberi, i gran- di alberi, sono l’unica mediazione possibile oggi in quel luogo tra natura e metropoli.
Il nuovo edificio deve essere percepito a distanza da chi percorre la Colombo in auto e per questo la sua parete diventa cinetica, si configura come una superficie preziosa nella quale la pietra incastona cristalli luminosi; cilindri di vetro posti irregolarmente in omaggio a Lucio Fontana.
Ma la superficie si muove, slitta e intercetta l’assialità dell’obelisco di Piazza Marconi, simbolo del quartiere e riferimento collettivo.
DAL NOVECENTO AL DUEMILA (tratto dal catalogo del concorso internazionale di progettazione “Centro Congressi Italia Eur”, Alinea Editrice, Firenze, 2000)
Un parterre inclinato, che attraversa come un ponte l’intera dimensione del lotto, ha lo scopo di separare lo spazio dell’incontro pedonale dal flusso di traffico e dal rumore e, inclinandosi verso l’alto, consente l’illuminazione per la sala sottostante e il posizionamento delle sculture al suo interno.
Il progetto è stato esposto alla Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo che si è tenuta a Roma – Mattatoio di Testaccio – dal 29 maggio al 22 giugno 1999
Incarico: progetto per un nuovo centro congressi all’Eur – Roma
Ubicazione: Roma
Committente: Eur s.p.a.
Tipologia di lavoro: concorso internazionale
Data: 1998
Design: SNA – Susanna Nobili Architecture
Project Team: B. kaiser, A. De Carli, J. Maggio
Con: Arch.tti M.C. Liquori, A. Lipari, E. Romano, Ing. M. Tiberi, I. Mangiorotti
Image e photo credits: SNA